La vera digitalizzazione non inizia con la tecnologia, ma con la consapevolezza. Solo chi conosce il proprio punto di partenza può scegliere la direzione giusta.
Cinzia Coppola
Tecnologie, sì. Ma solo dopo ascolto, contesto e preparazione
Negli ultimi anni si parla molto di digitalizzazione. È diventata una parola chiave nei programmi di sviluppo europei, nei piani strategici nazionali, nei bandi regionali. Eppure, quando si entra davvero in contatto con le Piccole e Medie Imprese (PMI) o con le Pubbliche Amministrazioni locali (PA), si scopre che spesso la domanda vera non è:
“Quale tecnologia dobbiamo adottare?”,
ma piuttosto:
“Da dove possiamo cominciare?”
Perché il vero ostacolo non è l’accesso agli strumenti. È la mancanza di un percorso, di una visione ordinata, di un supporto umano e strategico. In questo articolo provo a raccontare, dal mio punto di vista di progettista e innovation manager, quali sono le condizioni minime necessarie per cominciare davvero a digitalizzare. Non sulla carta, ma nella vita reale di chi lavora ogni giorno.
Prima di tutto: capire il proprio punto di partenza
Il primo errore comune è pensare che digitalizzare significhi “modernizzare tutto”, “fare come le aziende grandi”, “inserire il gestionale più potente”. Ma ogni organizzazione è diversa: per struttura, cultura, risorse, linguaggi. E ogni processo di digitalizzazione deve partire da un’analisi di maturità digitale. Una fotografia onesta di:
- cosa esiste già;
- cosa funziona e cosa no;
- quali competenze ci sono all’interno;
- dove sono i blocchi veri (spesso culturali più che tecnici).
In Blue Lab utilizziamo strumenti semplici, accessibili e visivi per accompagnare PMI e PA in questa prima fase di “auto-lettura”. Perché se non sai dove sei, qualsiasi direzione può sembrare quella giusta. E spesso non lo è.
Serve una cultura digitale condivisa, non solo un software
Molte imprese acquistano strumenti digitali che poi nessuno usa davvero. Molti comuni attivano piattaforme o portali che non parlano la lingua dei cittadini. Questo succede perché manca una cultura digitale condivisa all’interno dell’organizzazione.
Non basta installare una tecnologia. Bisogna:
- formare le persone, senza umiliarle né sovraccaricarle;
- spiegare il “perché” oltre al “come”;
- creare piccoli successi subito visibili;
- condividere obiettivi comuni tra chi guida e chi esegue.
Digitalizzare è un processo culturale prima che tecnico. E richiede alleanze interne, non solo budget.
La tecnologia giusta è quella che si integra, non quella che impressiona
Spesso ci chiedono: “Qual è il software migliore?” La risposta è: quello che si integra con i tuoi processi, con le tue persone e con i tuoi obiettivi.
Il rischio più grande è scegliere una tecnologia per moda, per pressione esterna o perché “ce l’hanno tutti”. Ma ogni scelta digitale dovrebbe rispondere a una logica sistemica:
- Risolve davvero un problema?
- È compatibile con ciò che c’è già?
- È gestibile con le competenze disponibili?
- È sostenibile nei costi di aggiornamento, formazione, manutenzione?
Nella nostra esperienza, le tecnologie più efficaci sono spesso le più semplici, se ben introdotte e accompagnate da un piano d’azione strutturato.
EDIH come ambiente di avvio sicuro
In questo quadro, il progetto EDIH – European Digital Innovation Hub rappresenta un punto di partenza ideale. Non perché risolva tutto, ma perché crea uno spazio protetto per iniziare.
Con EDIH, una PMI o una PA può:
- ricevere un assessment digitale gratuito;
- accedere a formazione mirata, anche personalizzata;
- testare tecnologie prima di adottarle, con il supporto di esperti;
- ottenere accompagnamento all’adozione, modulato sui propri tempi e bisogni.
Questo è particolarmente importante per chi ha paura di “sbagliare”, di “non essere pronto”, o semplicemente non sa a chi rivolgersi.
Il voucher EDIH non è solo un finanziamento: è una struttura di supporto, costruita per garantire qualità, coerenza e accessibilità.
Le 5 domande che faccio sempre prima di iniziare un progetto di digitalizzazione
- Chi sono le persone che dovranno usare questa tecnologia?
- Quale processo vogliamo migliorare o rendere più semplice?
- Cosa sappiamo già fare bene e su cosa possiamo costruire?
- Quali sono i rischi reali che dobbiamo tenere sotto controllo?
- Cosa resterà attivo, funzionante e vivo tra un anno, quando il progetto sarà chiuso?
Queste domande servono a orientare le scelte. A evitare sprechi. A costruire senso, non solo efficienza.
Cominciare bene è già metà dell’opera
Digitalizzare non significa stravolgere tutto. Significa iniziare un percorso di evoluzione, con rispetto per ciò che esiste e visione per ciò che può essere. Significa partire dai bisogni veri, con strumenti utili e sostenibili. E significa, soprattutto, essere accompagnati da qualcuno che sa ascoltare, costruire e adattare.
Nel mio lavoro – e nel cuore di Blue Lab – c’è sempre questo messaggio: Non esistono organizzazioni “non pronte”. Esistono percorsi progettati male.






